MOSCATELLO CASAURIENSE

Il vino per il “dessert dell’abate” e per un lungo periodo di poche famiglie è oggi tornato godibile per tutti. È annoverato a pieno titolo tra le eccellenze del ricco patrimonio vitivinicolo della nostra regione C’è in Abruzzo un luogo dove si stagliano contro il cielo biondi grappoli d’uva e una stupenda  bianca abbazia, radici vegetali e fondamenta di pietra traggono linfa dalla terra per il nutrimento della vita fisica e spirituale. Vi si accede varcando l’ingresso est delle Gole dei tre Monti e appare in tutto il suo splendore l’abbazia di San Clemente a Casauria circondata da estesi vigneti che caratterizzano il paesaggio e che producono ottimi vini. Tra questi il delizioso Moscatello di Castiglione a Casauria. Il vino per il “dessert dell’abate” e per un lungo periodo di poche famiglie è oggi tornato godibile per tutti.  Prodotto quasi sicuramente già nella seconda metà del 600, si trova traccia del Moscatello in un documento d’archivio datato 1747. Ve n’è uno poi del 1766 riguardante il feudo della famiglia de Petris-Fraggianni sito in Castiglione alla Pescara (diviene a Casauria nel 1863) dove si legge: “Vi è un tempo di estate la vendita di moltissimi frutti gentili ed un moscatello buonissimo di qualità, che si trasporta fino a L’Aquila, donde ne riportano una considerevole somma di denaro ogni anno”. Da documenti più recenti si evince che fino agli anni venti del secolo scorso ha continuato ad avere una certa importanza per l’economia locale.

La fillossera, l’insetto che attacca la vite, e il fenomeno dell’emigrazione avevano determinato l’oblio per questo vitigno che però non è andato perduto per merito di alcune famiglie che hanno continuato a coltivarlo, magari solo per brindare in occasione del patrono san Biagio. Ma una tale bontà necessitava di un adeguato rilancio che si è realizzato grazie alla sinergia tra l’Arssa (per il lavoro di sperimentazione), alcuni lungimiranti produttori e il Consorzio di tutela costituito nel 2003, a cui si è aggiunto il prezioso contributo di Alfredo Varrasso a livello storico. I risultati non si sono fatti attendere. Numerosi i riconoscimenti ottenuti dal Moscatello (ben 10 negli ultimi quattro anni), medaglie, menzioni, citazioni sulla stampa specializzata e per quanto concerne i consumatori tante bottiglie vendute e file agli stand di degustazione. Annoverato a pieno titolo tra le eccellenze del ricco patrimonio vitivinicolo dell’Abruzzo, il Moscatello si presenta di colore giallo paglierino intenso e brillante con vivaci riflessi dorati; all’olfatto richiama il profumo di numerosi fiori e frutti, morbido al palato, suadente il giusto, il retrogusto è lievemente mandorlato. Si abbina in modo superlativo alla pasticceria ma accompagna bene anche formaggi stagionati, erborinati e carni bianche. Va servito a temperature varianti tra gli 8 e i 14° C secondo i cibi.

I vigneti del Moscatello si estendono all’interno dei comuni di Castiglione a Casauria e Tocco da Casauria, antichi borghi compresi in due meravigliosi parchi nazionali – quello del Gran Sasso e quello della Maiella – e si affacciano entrambi l’uno di fronte all’altro sul fiume Pescara. Le condizioni pedo-climatiche della zona sono ideali per il “biotipo casauriense”: terreni sciolti, presenza di vento, sbalzo termico tra notte e giorno (c’è accumulo di calore senza ristagno di umidità). Quindi i grappoli d’uva possono raggiungere una piena maturazione e appassimento direttamente sulla pianta previo schiacciamento manuale del picciolo.

Vigneti e abbazie sono la cifra di questa terra. Qui insistono tra le più importanti abbazie cistercensi dell’Italia centro-meridionale tra queste, appunto, San Clemente a Casauria. Gioiello dell’architettura romanico-gotica abruzzese, la prima fabbrica risale all’871, la successiva è della seconda metà del XII secolo per merito dell’abate Leonate. Ci affidiamo per la sua descrizione all’efficace penna di Guido Piovene: “Il senso dell’Abruzzo […] lo si ricava dal paesaggio e dalle vecchie pietre, monasteri e chiesette medievali; la più solenne di tutti San Clemente in Casauria, sperduto in un giardino, con quei re, quei leoni, quei grifoni, quei lupi, scolpiti nei bassorilievi, e di sapore quasi assiro”. Una terra da assaporare, un glorioso passato che ha il gusto speciale di un vino passito.