… nella sua ultra centenaria storia la stampa de L’Eco ha peregrinato in molteplici città, ma sempre con direzione, redazione e amministrazione nella stessa sede del santuario: ha resistito a censure e bufere inenarrabili, ha attraversato indenne due guerre mondiali…
Lasciatemi innanzitutto tranquillizzare i fedeli abbonati e i nostri cortesi lettori. Lasciatemi soprattutto rassicurare tutti i devoti di san Gabriele che ancora si vanno chiedendo e ci chiedono preoccupati: Cosa succede a L’Eco? Cosa succede all’Editoriale Srl? Cosa succede alla tipografia? Calma e gesso, amici. Andiamo per ordine.
Primo: a L’Eco non succede proprio niente, anzi a Dio piacendo e con la benevolenza del diretto interessato osiamo dire che la rivista si va assestando sempre più in una posizione privilegiata sul panorama editoriale.
Secondo: all’Editoriale Srl parimenti non succede niente di nuovo, la sua attività prosegue inalterata nella stessa sede, al pari della direzione e redazione de L’Eco.
E, terzo, veniamo ora alla tipografia dove invece si sono verificate notevoli variazioni. È opportuno comunque premettere che per i padri passionisti la gestione di un impianto tipografico non ha mai costituito una priorità, ma un’attività piuttosto marginale rispetto al proprio carisma ispirazionale. Aggiun-gasi che da vari decenni se ne ventilava la chiusura, ipotesi sempre rinviata pensando alla tutela dei dipendenti e alle loro famiglie, per le quali abbiamo costantemente avuto particolare sensibilità. A tal fine negli ultimi anni abbiamo addirittura affrontato notevoli sacrifici potenziando le attrezzature con macchinari d’avanguardia. Ciononostante davanti all’attuale periodo di grave crisi che non ha risparmiato nessuno, nostro malgrado siamo stati costretti a prendere atto della realtà e avviare quantomeno una energica riduzione occupazionale.
Eravamo ormai arrivati sul punto di non ritorno, quando si è presentata una insperata opportunità che, come suol dirsi, salva capra e cavoli. Si trattava della possibilità di cedere la tipografia ad un’affermata Srl, la Cartotecnica Roberto di Mosciano Sant’Angelo (Teramo), interessata ad implementare la propria attività affittando le nostre attrezzature e disposta ad assorbire anche i dipendenti senza soluzione di continuità e alle medesime condizioni contrattuali, cioè nella forma di semplice trasferimento d’azienda. L’occasione era di quelle irripetibili perciò, anche se piuttosto onerosa per l’Editoriale, noi l’abbiamo ritenuta quasi un miracolo di san Gabriele.
I dipendenti invece hanno accolto la notizia con forte preoccupazione per il loro futuro occupazionale. Siamo convinti tuttavia che dopo i primi momenti di comprensibile smarrimento, si renderanno conto d’essere stati fin troppo generosamente baciati dalla fortuna e, nella misura in cui credono, forse sentiranno l’esigenza di ringraziare san Gabriele e un pochino anche chi gli presta la voce, nella consapevolezza d’aver scongiurato l’alternativa del sicuro licenziamento in un tempo in cui tante grandi e piccole aziende non si fanno eccessivi scrupoli. E sia questa anche l’unica replica a certe vergognose insinuazioni apparse sui social network (definite da Umberto Eco sfogatoio degli imbecilli) che, ignorando perfino la dizione corretta, hanno tacciato i frati di tradimento e la chiesa di trasformarsi in una SpA assetata di marketing.
Ma torniamo a bomba. L’Eco già da questo numero viene stampato nella nuova sede, ma con le stesse macchine tipografiche e dagli stessi operatori. Non si poteva desiderare di meglio. La vita continua, cari amici. Del resto in tutta la sua ultra centenaria storia la stampa della rivista ha peregrinato in molteplici città: all’inizio si scelse Teramo e anche dopo l’avvento della tipografia interna si optava periodicamente per altre sedi. Al mio arrivo alla direzione nel 2003, una parte si stampava all’interno e una parte a Roma. Sono i corsi e ricorsi della storia. Ma con la direzione, redazione e amministrazione sempre nella stessa sede del santuario L’Eco prosegue inarrestabile il suo cammino: ha resistito a censure e bufere inenarrabili, ha attraversato indenne due guerre mondiali.
Passerà anche questo periodo di recessione generalizzata, ha da passa’ ’a nuttata direbbe Eduardo De Filippo. La vita continua e… laudato si’, mi’ Signore cum tucte le tue creature come canta(va) Francesco.