A tutti può capitare di restare senza parole. Non dimenticherò mai quello che successe a me qualche decennio fa quando chiesi a una bambina cosa volesse fare da grande. Invece di rispondere, la piccola mi fulminò con una controdomanda a bruciapelo: “E tu cosa vuoi fare da piccolo?”. Certamente non restava senza parola Totò ma Isa Barzizza sì. Come nel dialogo dell’indimenticabile film Fifa e arena: “Sei fatalista, pessimista o esistenzialista?”. “Veramente io sono farmacista” la spiazzò l’estroso artista.
L’ho presa un po’ alla larga per arrivare a Martina Stoessel, alias Violetta, la protagonista dell’omonima soap opera con record di ascolti che ne fanno la serie tv più seguita di casa Disney. Un fenomeno da far impazzire le ragazzine di mezzo mondo, che la seguono in tv e riempiono i palasport ai suoi tour musicali. Nella vita quotidiana invece Mar-tina è una sedicenne argentina tutta casa e musica, che diversamente dalla ragazza spigliata degli show, è rimasta addirittura senza parole di fronte a papa Francesco. È successo lo scorso 8 gennaio quando insieme alla famiglia si è incontrata con lui durante l’udienza in piazza San Pietro: “È stato super emozionante, davanti a lui sono rimasta muta, la voce non usciva, neppure un hola! Mi sono sentita come una delle mie fans, lui sì che è una vera star”.
Papa Francesco, una vera star. È forse nella ingenuità di Violetta la sintesi migliore di un anno di pontificato. Semplice come la sua amica Lodovica Comello, Francesca nel cast, anche lei punto di riferimento per tanti teenagers, una star che non si monta la testa per il successo mondiale. Impegnata nel lungo ed entusiasmante tour internazionale di show e concerti, qual è la prima cosa che fa tornando in Italia dopo dieci mesi passati a Buenos Aires per la registrazione della serie tv? “Ho mangiato prosciutto e melone, è la mia passione, poi io vengo da San Daniele del Friuli, la patria del prosciutto! Sono serena, non mi sforzo di non essere quella che non sono”. E fai bene, alla faccia della sincerità.
Restare senza parole può essere imbarazzante. Che dire allora vivere costantemente con un viso smorto, senza la soddisfazione di un sorriso? È successo alla ragazza inglese Stephanie Grant, che a 11 anni una malformazione le ha paralizzata la bocca e l’ha resa inespressiva, condannata a sembrare sempre triste. Tredici lunghi anni di calvario e dolorosi interventi chirurgici. Ma oggi finalmente, a 25 anni il primo sorriso: “Poter esprimere i propri sentimenti con il volto è una sensazione bellissima; tutti mi fissavano e nessuno mi capiva, da adolescente è stato terribile, ma d’ora in poi mi vedrete come sono”.
Certo, anche Cicerone diceva che il volto è lo specchio dell’anima. E io ripeto spesso che chi non ride mai non è una persona seria, al limite meglio un sorriso triste che la tristezza di non poter sorridere.