LA RICETTA DI PAPA FRANCESCO

La Nasa ha annunciato che il prossimo anno invierà sulla luna una navicella dotata di computers che si occuperanno di coltivare pomodori, rape, zucchine e altri vegetali per uso alimentare. Urca, vedo che gli obiettivi della conquista spaziale stanno cambiando radicalmente: dopo l’allunaggio e l’ammaraggio, è il momento dell’ortaggio, come scrive un noto duo di autori. Vabbe’ che il prezzo della frutta e delle verdure in questi ultimi anni è arrivato alle stelle, ma adesso mi sa che si comincia a esagerare.

Lo scopo di questa delicata spedizione sarebbe quello di verificare se un giorno gli astronauti potranno dedicarsi all’orto e consumare il frutto del loro lavoro durante le missioni spaziali. Confesso che faccio fatica a immaginare Parmitano & C, personaggi eroici chiamati ad azionare sofisticati strumenti tecnologici, intenti a piantare cavoli e lattuga invece della bandiera nazionale.

Non credo sia tuttavia questo il motivo per cui Vittoria Puccini, tornata in tv in Anna Karenina di Tolstoj, dichiari con orgogliosa sicurezza: “Adesso so cos’è la felicità”. Ci sono voluti un po’ di anni, ma non è poco se per il Censis viviamo in una società “sciapa e infelice”. Comunque, beata lei.

Micaela Ramazzotti invece ha una ricetta più concreta per l’eterna felicità. “Sì, quella proposta da papa Francesco il quale afferma che per far durare matrimoni e famiglie bisogna saper dire permesso-scusa-grazie. Già lo faccio, ma voglio usare sempre di più queste tre parole”. Buona idea, da prendere in considerazione più dei pasti lunari.

Per quanto mi riguarda, con una fettina accompagnata da una cicoria ripassata potrei tranquillamente sistemare anche il cenone di Capodanno. Quando ero giovane, c’erano meno telefoni e più prospettive. Non voglio dire con questo che allora si stava meglio, si stava diversamente. Ma la nostra memoria collettiva è corta, cortissima, praticamente a mezza manica, sia d’estate che d’inverno. Adesso è tutto un parlare di larghe intese, tanto per dirne una. Ma quelli poi non si capisce se in realtà si sono intesi. E, come diceva qualcuno, rispettosamente, in questo nostro paese il tragico sta sempre così vicino al comico. Io sono di coccio, vorrei che qualcuno mi spiegasse cosa intendono per coeso e omogeneo, aggettivi oggi così usati e abusati nella stanza dei bottoni. Per capirci, mi basterebbe che non ci sia più la famosa luce in fondo al tunnel. Anzi, che non ci sia più neanche il tunnel, e la luce sia solo quella del sole.

Ovviamente occorre uno sforzo comune. Perché, come diceva Kim Novak a James Stewart in La donna che visse due volte “da soli si può andare in giro, in due si va sempre da qualche parte”, anche senza spingersi fin sulla luna. Siamo ancora all’inizio del nuovo anno. Cento anni fa, nel 1914, entravamo in guerra; in questo 2014 speriamo di entrare in pace. E di vincere anche questa.