IL LAVORO INTEGRA LO STRANIERO

È INDISPENSABILE ORGANIZZARE APPOSITE PRESTAZIONI RIVOLTE ALL’UTENZA STRANIERA DA EROGARE SUL TERRITORIO IN MANIERA STABILE Per poter lavorare in Italia il cittadino straniero, non comunitario, deve essere in possesso del permesso di soggiorno rilasciato per uno dei seguenti motivi: lavoro subordinato/autonomo, coesione familiare/famiglia, attesa occupazione, studio/tirocinio/formazione professionale (nel limite di 1040 ore di lavoro annue), affidamento, concessione asilo/rifugiato/protezione internazionale, protezione sociale, motivi umanitari/protezione sussidiaria, assistenza minore (con visto o decreto del tribunale dei minori), richiesta asilo (rinnovo, dopo sei me-si di permanenza in Italia), richiesta di apolidia, giustizia (con accoglimento sospensiva ordinanza Tar o nulla osta rilasciato dal pubblico ministero). Naturalmente, oltre gli aspetti burocratici per l’ingresso esistono anche altre cause che ostacolano l’inserimento lavorativo delle persone straniere: scarsa conoscenza lingua italiana, precarietà logistica ed economica, difficoltà di accesso ai mezzi di locomozione (non possesso patente valida in Italia, non possesso auto), scarsa conoscenza nell’uso di mezzi e programmi informatici e accesso a internet, mancanza di certificazione titoli scolastici e professionali riconosciuti, scarsa conoscenza delle norme in materia di mercato e organizzazione del lavoro in Italia, scarsa conoscenza delle istituzioni, procedure e regole civiche vigenti nel nostro paese, rete di rapporti limitata ai propri connazionali che, di fatto, ne “ghettizza” il lavoro. Risulta perciò indispensabile organizzare appositi servizi di mediazione culturale rivolti all’utenza straniera da erogare sul territorio in maniera stabile (oggi in Abruzzo ciò avviene solo a macchia di leopardo).

Tali servizi, ove incardinati nei centri per l’impiego, possono offrire: informazioni sulle attività e sui servizi erogati dal centro stesso; inserimento dati e propensioni dell’utente; verifica opportunità di lavoro disponibili sul territorio; rilevazione necessità di formazione o riqualificazione professionale; contatti con Utg per l’immigrazione, Questura, servizi sociali territoriali, Csa (ex provveditorato), patronati, scuole guida, eccetera; facilitazioni nei rapporti con i datori di lavoro; monitoraggio degli inserimenti lavorativi; attività di orientamento a contenuto pratico (ad esempio alfabetizzazione linguistica e informatica). La mediazione culturale, inoltre, consente di diffondere i contenuti del regolamento concernente la disciplina dell’accordo di integrazione tra lo straniero e lo stato italiano. Tale accordo, di fatto, è un processo finalizzato a promuovere la convivenza dei cittadini italiani e di quelli stranieri legalmente soggiornanti nel territorio nazionale, nel rispetto dei valori sanciti dalla costituzione italiana, e si fonda sul reciproco impegno a partecipare alla vita economica, sociale e culturale della comunità. A tal fine, il cittadino extracomunitario che presenta un’istanza di rilascio di permesso di soggiorno di durata non inferiore a un anno, nel momento dell’ingresso in Italia, sottoscrive con lo stato italiano un accordo di integrazione. Con la sottoscrizione dell’accordo il cittadino extracomunitario si impegna a:

a) acquisire un livello adeguato di conoscenza della lingua italiana parlata;

b) acquisire una sufficiente conoscenza dei principi fondamentali della costituzione della repubblica e dell’organizzazione e del funzionamento delle istituzioni pubbliche in Italia;

c) acquisire una sufficiente conoscenza della vita civile in Italia, con particolare riferimento ai settori della sanità, della scuola, dei servizi sociali, del lavoro e degli obblighi fiscali;

d) garantire l’adempimento dell’obbligo di istruzione da parte dei figli minori.

Anche in capo allo stato italiano, però, sorgono degli obblighi in quanto deve essere assicurato il godimento dei diritti fondamentali e la pari dignità sociale delle persone senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali, prevenendo ogni manifestazione di razzismo e discriminazione.

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