Una nuova generazione di artisti urbani propone un graffitismo sostenibile utilizzando tecniche e materiali non inquinanti (colori naturali, muschio, fango e acqua). I messaggi sono sempre gli stessi: critica alla società e proposta di una cultura alternativa ma senza spray indelebili e vernici industriali. Sarebbe opportuno che anche pastelli, tempere e acquarelli usati dai bambini fossero ecologici e non realizzati con materie prime tossiche insidiose per la salute di chi colora impiastricciandosi le mani e non solo. Esistono pigmenti e coloranti di origine naturali che, al contrario di quelli petrolchimici, non provocano allergie o non sono potenzialmente pericolosi al contatto. Esistono sul mercato per pitture murali e belle arti prodotti dove i leganti sono: latte in polvere, carbonato di calcio, albume d’uovo, gomme arabiche; e come pigmenti: terre naturali, carbone vegetale, clorofilla d’ortica, mallo di noce, ossidi di ferro, eccetera. Fino al XVIII secolo gli artisti usavano prodotti di questo tipo senza che le loro opere mancassero di vivacità e splendore.