GINO BARTALI GIUSTO TRA LE NAZIONI

Affatto diverso dal passato, il ciclismo riesce ancora ad entusiasmare le folle? Riesce, soprattutto, a coagulare intorno ai suoi eroi la credibilità indispensabile per sopravvivere? Stando al bilancio finale dei campionati mondiali che si sono svolti in settembre in Toscana la risposta è positiva, i responsabili avendo potuto esibire numeri da record sia in riferimento agli spettatori che hanno fatto ala ai protagonisti, sia agli appassionati che si sono collegati ai nuovi sistemi di comunicazione, vale a dire internet e addentellati vari.

In coincidenza con l’evento agonistico, la Toscana ha anche celebrato, insieme con l’Italia non solo ciclistica, un suo grande figlio, Gino Bartali, protagonista allora anonimo, ora “smascherato”, di altruismo, se non di vero e proprio eroismo. Secondo quanto è stato recentemente appurato, il campione toscano rischiò infatti la vita per salvare quella dei perseguitati ebrei dai campi di concentramento e sterminio nazista: usava la sua bicicletta per far pervenire, nascondendoli nel telaio, documenti falsi utili a salvare centinaia di persone. Per questo è stato dichiarato “Giusto tra le nazioni” dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell’Olocausto. “Giusto tra le nazioni” è un riconoscimento per i non-ebrei che hanno rischiato la vita per salvare quella anche di un solo ebreo durante le persecuzioni naziste. Per il coraggio e l’umanità non comuni, il campione toscano aveva già ricevuto la medaglia d’oro al merito civile dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi “per aver salvato almeno 800 ebrei”.